Tragedia a Castel D’Azzano: tre carabinieri morti in un’esplosione. Le tre vittime erano padovani

Tragedia a Castel D'Azzano

Tragedia a Castel D'Azzano | ANSA / GIORGIO MARCHIORI

Alanews

Ottobre 14, 2025

Un’operazione di routine a Castel d’Azzano si trasforma in dramma. L’ipotesi è di un agguato con il gas. Le vittime sono il luogotenente Marco Piffari, il brigadiere capo Valerio Daprà e il carabiniere scelto Davide Bernardello.

L’esplosione di Castel D’Azzano

Una violenta esplosione nella notte tra il 13 e il 14 ottobre ha squarciato il silenzio a Castel d’Azzano, nel Veronese, trasformando un’operazione di sgombero in una tragedia che ha strappato la vita a tre carabinieri e lasciato tredici feriti tra le forze dell’ordine e i soccorritori.

Le vittime sono il Luogotenente Marco Piffari, 56 anni, di Trebaseleghe, comandante della Squadra Operativa Supporto del Battaglione Mobile di Mestre; il Brigadiere Capo Qualifica Speciale Valerio Daprà, 56 anni, in servizio al Nucleo Operativo Radiomobile della Compagnia di Padova; e il Carabiniere Scelto Davide Bernardello, 36 anni, anche lui del Nucleo Radiomobile padovano e originario di Camposampiero.

I tre militari sono stati travolti dalla deflagrazione improvvisa e violentissima che ha fatto crollare il casolare mentre erano impegnati nella perquisizione e nello sgombero. Un’azione congiunta che ha coinvolto, oltre ai carabinieri, anche poliziotti e vigili del fuoco, alcuni dei quali figurano tra i tredici feriti totali.

L’ombra dell’agguato: l’ipotesi del gas

Al momento, l’ipotesi investigativa più accreditata sulla dinamica della tragedia è quella di un agguato premeditato e innescato dai residenti dell’abitazione, i tre fratelli Ramponi. Secondo le prime ricostruzioni, l’immobile sarebbe stato saturato di gas prima dell’arrivo delle forze dell’ordine. Il terribile scoppio e il conseguente crollo del casolare sarebbero stati provocati dalla scintilla innescata all’apertura della porta da parte dei militari.

I fratelli Ramponi, che risiedevano nell’abitazione di Castel D’Azzano da anni, erano già noti per precedenti episodi di resistenza in occasione di altri tentativi di sgombero. Due dei fratelli sono stati fermati immediatamente sul luogo della tragedia, mentre il terzo è fuggito, ma è stato rintracciato e catturato dalle forze dell’ordine poche ore dopo. Sarà l’inchiesta della Procura di Verona a dover chiarire le responsabilità penali e le esatte dinamiche tecniche che hanno portato alla deflagrazione.

Il dolore del Veneto: tre vite spezzate nell’adempimento del dovere

La notizia della perdita ha gettato nello sconforto le comunità venete. Il Luogotenente Marco Piffari, arruolato nell’Arma nel 1987 e considerato un carabiniere esperto, viveva a Sant’Ambrogio di Trebaseleghe. La sua routine lo portava ogni giorno ad attraversare la regione per il suo incarico a Mestre. Nella sua comunità, in via Cancelleria, la notizia ha colpito “come un pugno“, lasciando dietro di sé silenzio e profonda tristezza.

Il Comune di Trebaseleghe ha espresso il proprio cordoglio e la riconoscenza per il sacrificio del concittadino. In una nota, l’amministrazione ha sottolineato come la sua perdita addolori immensamente, esprimendo le più sincere condoglianze alla famiglia e a tutti i colleghi: “Trebaseleghe non dimenticherà il contributo e la dedizione del nostro concittadino“, si legge nel messaggio, che estende le condoglianze alle famiglie di tutte le vittime.

Castel D’Azzano, il ricordo dei colleghi del Radiomobile di Padova

Il dolore si estende anche a Padova, dove prestavano servizio gli altri due militari deceduti. Il Brigadiere Capo Valerio Daprà, classe 1969, era nato a Brescia ma da anni era un punto di riferimento nell’Aliquota di Primo Intervento del Nucleo Radiomobile padovano. Lascia il figlio di 26 anni e la compagna.

Il Carabiniere Scelto Davide Bernardello era invece padovano doc, originario di Camposampiero, dove era nato nel 1989. Arruolatosi nel 2014, aveva compiuto 36 anni appena un mese e mezzo fa. Anch’egli operava nel Radiomobile della Compagnia di Padova, ed era sempre pronto a ogni intervento operativo in prima linea.

Tre carabinieri con carriere diverse – un comandante di lungo corso, un brigadiere esperto e un giovane militare – sono stati uniti dallo stesso tragico destino, quello di chi indossa la divisa per servire e proteggere la collettività. Sono stati travolti da un gesto che appare folle mentre stavano semplicemente facendo il loro mestiere.