‘Dateglielo ai leader arabi, non a lei’: la provocazione di Parenzo scuote Padova (e divide il web)

Francesco Albanese e David Parenzo

Francesco Albanese e David Parenzo. Fonte foto www.wikipedia.org ed account ufficiale Instagram @davidparenzo-battisteropadova.it

Lorenzo Fogli

Ottobre 18, 2025

Il giornalista padovano critica la scelta di conferire l’onorificenza alla relatrice Onu, definendola “figura divisiva”. Crescono le perplessità anche nella maggioranza comunale.

A Padova si accende il dibattito sul conferimento del sigillo della città a Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu sui territori palestinesi occupati. Una decisione che, nata con l’intento di riconoscere l’impegno sui diritti umani, si è trasformata in un caso politico e simbolico capace di dividere partiti, cittadini e persino gli stessi esponenti della maggioranza.

Tra le voci più dure si è aggiunta quella del giornalista David Parenzo, volto noto de L’Aria che tira su La7 e co-conduttore de La Zanzara su Radio 24. Padovano, proveniente da una delle famiglie ebraiche più conosciute della città, Parenzo ha scelto di intervenire con un tono netto: “Per quanto Padova sia la mia città, non posso non dire che trovo fuori luogo dare un’onorificenza a una figura così divisiva. Mi piacerebbe sapere dov’era Francesca Albanese nei sedici anni in cui Hamas ha governato Gaza”.

Le parole di Parenzo e la critica al Comune

Le dichiarazioni di Parenzo, diffuse in un’intervista e poi riprese sui social, hanno acceso ulteriormente la discussione. Il giornalista ha ricordato alcuni episodi recenti che, a suo dire, avrebbero rivelato “il vero volto” della relatrice Onu: “Dopo la tirata di capelli al sindaco di Reggio Emilia, colpevole di aver sostenuto la liberazione degli ostaggi israeliani, e l’abbandono dello studio televisivo di In onda perché qualcuno le ha ricordato la posizione di Liliana Segre, credo che sia chiaro a tutti di chi stiamo parlando”.

David Parenzo
David Parenzo. Fonte foto www.wikipedia.org-battisteropadova.it

Poi la provocazione finale, destinata a far discutere: “Il sigillo della città dovrebbe andare non a chi divide, ma a chi costruisce la pace. Non dico al presidente Donald Trump, ma almeno ai leader arabi che hanno lavorato all’accordo di pace che verrà firmato in Egitto”.

Parole forti, che hanno trovato eco tra i rappresentanti di opposizione ma anche in una parte del Partito Democratico, finora favorevole al riconoscimento.

I ripensamenti nella maggioranza

La polemica è nata quattro giorni fa con l’intervento del consigliere di Fratelli d’Italia Enrico Turrin, che ha definito “inopportuna” la decisione di premiare la relatrice Onu. Da allora, le crepe nella maggioranza si sono allargate.

Il consigliere del Pd Nereo Tiso e quello di Per Padova, Antonio Foresta, hanno fatto marcia indietro, dichiarando di essersi pentiti del voto espresso a favore della mozione lo scorso 20 luglio. Ora anche il capogruppo della Lista Giordani, Bruno Cacciavillani, ammette qualche dubbio: “All’epoca ho votato convintamente la mozione, ma gli episodi più recenti che hanno visto protagonista Albanese non possono essere ignorati. Ho convocato il gruppo per decidere insieme cosa fare”.

Un clima teso, che mette in difficoltà la giunta e il sindaco Sergio Giordani, chiamato a gestire un equilibrio politico sempre più fragile tra la sinistra di Coalizione civica e l’area riformista del Pd.

La proposta Segre e le reazioni opposte

La consigliera Chiara Gallani di Coalizione civica ha provato a proporre una mediazione, ipotizzando di conferire nello stesso giorno la cittadinanza onoraria a Liliana Segre e il sigillo a Francesca Albanese, per lanciare un messaggio di dialogo. Una proposta che, però, Turrin ha definito “irricevibile”.

La vicenda, già di per sé controversa, si è così trasformata in un simbolo del difficile equilibrio tra memoria storica, libertà di espressione e sensibilità politica. Per molti, accostare le due figure — la senatrice a vita sopravvissuta alla Shoah e la relatrice Onu spesso accusata di posizioni unilaterali sul conflitto israelo-palestinese — rappresenta un gesto incomprensibile.

Le parole di Di Battista e il fronte opposto

A sostenere invece la candidatura di Francesca Albanese è intervenuto Alessandro Di Battista, ex deputato del Movimento 5 Stelle, che ha parlato in una libreria padovana durante la presentazione del suo libro. “Per una volta che una giunta di centrosinistra fa una cosa giusta, dovrebbe portarla fino in fondo”, ha dichiarato. “Francesca Albanese ha avuto il coraggio di denunciare le connivenze tra Israele e molti Paesi europei, compreso il nostro”.

Le sue parole hanno riacceso il confronto, polarizzando ulteriormente le posizioni. Da un lato, chi vede nella relatrice Onu una voce libera e necessaria; dall’altro, chi ritiene che le sue uscite pubbliche siano incompatibili con un riconoscimento istituzionale di una città come Padova.

Un dibattito che divide e interroga

Il caso del sigillo a Francesca Albanese ha ormai superato i confini locali, trasformandosi in un caso nazionale. Il tema tocca corde delicate: la libertà di critica verso Israele, i limiti del linguaggio diplomatico, il ruolo delle istituzioni nel riconoscere figure controverse.

Padova, città da sempre legata alla cultura del dialogo, si trova ora al centro di una questione che riguarda non solo la politica, ma il modo in cui la società italiana affronta la complessità del conflitto mediorientale e il peso delle sue parole.

Mentre la decisione finale è ancora sospesa, resta una domanda aperta: un riconoscimento istituzionale deve premiare il coraggio di dire ciò che divide, o la capacità di costruire ciò che unisce?