Perché i genitori moderni sono più ansiosi che mai (e come questo cambia i figli)

Problemi

Come le paure ed ansie dei genitori finiscono per influire sulla psiche dei figli-battisteropadova.it

Lorenzo Fogli

Ottobre 18, 2025

Lo psicopedagogista Stefano Rossi racconta come l’insicurezza degli adulti di oggi stia modellando l’ansia dei figli, tra iperprotezione, controllo digitale e paura del fallimento.

Viviamo in un’epoca in cui anche crescere un figlio è diventato un atto di incertezza. “I genitori di ieri erano solidi: poche certezze, ma scolpite nel granito. Quelli di oggi, invece, sono liquidi, proprio come la società descritta da Zygmunt Bauman”.

Le parole di Stefano Rossi, psicopedagogista e autore di Genitori in ansia (Feltrinelli), risuonano come una diagnosi lucida di un tempo fragile. La sua riflessione parte da un punto fermo: la fragilità dei figli è lo specchio di quella dei genitori.
Nel suo saggio, Rossi ribalta l’idea di una “generazione ansiosa” limitata agli adolescenti. “Siamo tutti vittime dello sgretolamento del futuro”, spiega, “e le paure dei bambini riflettono quelle degli adulti che li crescono”.

L’iperconnessione che alimenta l’ansia

Un tempo ci si affidava al pediatra o ai consigli dei nonni. Oggi, invece, il genitore medio si confronta con una valanga di informazioni — dai social a ChatGPT — che moltiplicano le incertezze. “La bulimia informativa ha due volti”, spiega Rossi: “da un lato ci rende più consapevoli, dall’altro ci spinge a essere più allarmati”.
L’esperto mette in guardia dalle cosiddette mamme coach, figure empatiche ma spesso prive di competenze scientifiche: “Raccontano esperienze personali spacciandole per metodi educativi. Anche se in buona fede, possono generare confusione e ansia collettiva”.

Ansia e paure
Come i genitori alimentano l’ansia dei figli-battisteropadova.it

Come orientarsi? Rossi consiglia di seguire professionisti che lavorano attivamente con bambini e adolescenti, non figure che parlano di gioventù attraverso il filtro dei ricordi. E soprattutto di ascoltare chi dimostra autentico affetto verso i ragazzi, perché solo l’empatia permette di comprenderne davvero il mondo emotivo.

Le ansie invisibili di madri e padri

Tra le paure più diffuse nelle madri, spicca quella della perdita del figlio. Da qui nasce il genitore “ansiolitico”, che protegge troppo, impedendo ai bambini di affrontare ostacoli e fallimenti. “Così crescono giovani incapaci di regolare le emozioni”, spiega Rossi, “adulti che vanno ai colloqui di lavoro con mamma o papà”.
Per rompere questo schema, lo psicopedagogista invita a ispirarsi al Kintsugi, l’arte giapponese che ripara le crepe con l’oro: “Ogni errore o difficoltà può far nascere un insegnamento prezioso, se il genitore lascia che il figlio affronti la fatica”.

I padri, invece, spesso temono — anche inconsciamente — di essere sostituiti dai figli. È il “complesso di Achab”, come lo definisce Rossi: il genitore che fugge dalla quotidianità per inseguire una “balena bianca” fatta di carriera e ambizioni. “Il rischio”, spiega, “è trasformarsi in un padre assente”. La cura? Fermarsi, riflettere sul valore del tempo, chiedersi: “Se oggi fosse l’ultimo giorno, dedicherei più spazio alla mia famiglia o al lavoro?”

L’ansia che si trasmette senza parole

Il legame emotivo tra genitori e figli è un circuito continuo. “Le ansie si trasmettono anche in silenzio”, afferma Rossi. “Un genitore che vive nella paura, la comunica con lo sguardo, con i gesti, con il tono di voce”.
Per interrompere il contagio emotivo, occorre imparare a distinguere le ansie amiche — quelle che proteggono — da quelle nemiche, catastrofiche e paralizzanti.
Rossi parla di vista del cuore: la capacità di osservare se stessi e i propri figli con empatia e lucidità. “Quando un figlio dice ‘esco con gli amici’, un genitore ansioso risponde ‘no, resta a casa’. La vista del cuore aiuta a capire che quella paura serve solo a proteggere noi, non loro”.

L’adolescenza come fine dell’Eden

Secondo Rossi, l’adolescenza è “la fine dell’Eden”: il momento in cui un figlio smette di essere bambino e reclama la propria libertà. “È un passaggio doloroso per i genitori”, spiega, “perché vivono un lutto simbolico. Ma l’adolescente deve poter sbagliare per diventare adulto”.
Il segreto, secondo l’autore, è lasciare andare senza smettere di esserci, evitando di sostituirsi ai figli ma restando un punto di riferimento stabile.

Il controllo digitale e la trappola del GPS

Il bisogno di protezione spesso si traduce in controllo: molte famiglie usano la condivisione della posizione GPS per sapere dove si trovano i figli. “Può sembrare rassicurante, ma in realtà amplifica l’ansia”, spiega Rossi. “Il genitore finisce per controllare di continuo, entrando in un circolo ossessivo. La domanda da porsi è: serve davvero alla sicurezza di mio figlio o solo alla mia tranquillità?”.

Per i più piccoli, invece, è fondamentale impostare regole digitali condivise. Rossi propone la digital box, una scatola dove riporre il telefono durante i pasti, i compiti e la notte, almeno un’ora e mezza prima di dormire. “Il sonno è il miglior alleato di un cervello in crescita”, aggiunge. “E la regola deve valere anche per gli adulti”.

Parlare di sesso (e di amore) senza tabù

L’educazione sessuale resta uno dei temi più difficili. “Molti genitori scelgono il silenzio, ma così i figli cercano risposte nella pornografia”, avverte Rossi. “Lì trovano modelli tossici di dominazione e sottomissione”.
Per superare il pudore, suggerisce di partire dall’educazione affettiva: parlare di rispetto, consenso, limiti e libertà. “Solo così i ragazzi capiscono che amare significa anche saper dire di no”.

L’importanza di non litigare davanti ai figli

Infine, Rossi invita a gestire i conflitti genitoriali lontano dai bambini. “Oggi i figli associano ogni discussione al rischio di separazione, perché hanno amici con genitori divorziati. Anche un semplice diverbio su chi li accompagna a scuola può spaventarli. I genitori dovrebbero ricordare che, se i piloti litigano davanti ai passeggeri, i passeggeri si spaventano”.

Nel suo Genitori in ansia, Rossi mostra come la salute emotiva della famiglia nasca dall’equilibrio tra protezione e libertà. Un equilibrio fragile, certo, ma necessario per insegnare ai figli — e forse anche a noi stessi — a convivere con l’incertezza del mondo moderno.