Alberto Stefani, 33 anni e già candidato a succedere a Zaia: chi è il volto nuovo del Veneto

Alberto Stefani

Alberto Stefani, politico. Fonte foto account ufficiale Instagram @albertostefaniofficial-battisteropadova.it

Lorenzo Fogli

Ottobre 19, 2025

A soli 33 anni, il segretario della Lega veneta si prepara alla sfida più grande: succedere a Luca Zaia alla presidenza della Regione. “Una campagna tra la gente, Comune per Comune”.

NOVENTA PADOVANA – Seduto nella sede del suo partito, lontano dalle telecamere e dal clamore mediatico, Alberto Stefani sceglie di incontrare i quotidiani del Veneto per tracciare le prime linee della sua campagna elettorale. È un debutto sobrio ma deciso: un incontro tra taccuini e domande serrate, dove il giovane segretario della Lega veneta — che compirà 33 anni il 16 novembre — mostra la determinazione di chi è pronto a raccogliere l’eredità politica di Luca Zaia.

«Sarà una campagna fatta tra le persone, Comune per Comune, per stringere mani e ascoltare i veneti», esordisce Stefani, ricordando le sue origini politiche da consigliere comunale a Borgoricco nel 2014 e poi da sindaco nel 2019. “Da bambino scrivevo che volevo diventare sindaco e costruire una casa di riposo innovativa. Oggi entrambe le cose sono realtà”. Adesso, la sfida è più grande: “Mi candido per servire il Veneto, se i veneti vorranno concedermelo”.

Tra continuità e innovazione: sanità, sociale e ambiente al centro del programma

La domanda che molti si pongono è semplice: perché candidarsi ora? “È stata una scelta condivisa dal partito”, spiega Stefani. “I giovani devono iniziare ad assumersi responsabilità di governo. All’estero è normale, vorrei che lo diventasse anche qui”.

Il suo programma elettorale è ancora in fase di definizione, ma le priorità sono già chiare. “Al primo posto metteremo il sociale e l’ambiente, due temi fondamentali per la mia generazione”. La prima novità sarà la reintroduzione dell’assessorato al Sociale, che secondo Stefani deve tornare ad avere un ruolo centrale.

Alberto Stefani
Alberto Stefani. Fonte foto account ufficiale Instagram @albertostefaniofficial-battisteropadova.it

Sul fronte sanitario, il candidato del centrodestra insiste su un modello di medicina territoriale diffusa, con case di comunità accessibili 24 ore su 24, per ridurre le liste d’attesa e gli accessi impropri ai pronto soccorso. “Servono più medici, infermieri e operatori, ma anche condizioni migliori per chi lavora nella sanità. Va creato un fondo regionale per rendere più attrattive queste professioni e favorire il riconoscimento dei titoli di studio stranieri.”

Riguardo alla linea di continuità con la giunta uscente, Stefani chiarisce: “Il lavoro fatto finora non va interrotto. Il nostro slogan sarà ‘Sempre più Veneto’: significa sviluppare i risultati ottenuti, adattandoli a una società che cambia”.

E quella società, spiega, sta cambiando rapidamente: “Abbiamo sempre meno nascite e sempre più anziani. Dobbiamo programmare servizi che rispondano a questi nuovi bisogni: assistenza, psicologia, salute mentale, patologie croniche. Non possiamo permetterci di restare fermi”.

Sul fine vita, il deputato afferma: “Serve una legge nazionale. È una materia troppo delicata per essere regolata a livello regionale”.

E poi c’è l’ambiente, un tema che definisce “generazionale”: “Non possiamo continuare a consumare suolo. Il Veneto del futuro deve essere sostenibile, puntando sulla rigenerazione urbana e su un miglior accesso ai fondi europei per la transizione verde.”

Economia, infrastrutture e futuro politico: tra Zaia, federalismo e giovani

Sul fronte economico, Stefani si dichiara contrario a introdurre nuove tasse: “Non toccheremo l’Irpef regionale. Prima vogliamo valutare gli effetti del federalismo fiscale e razionalizzare la spesa pubblica. Solo dopo si potrà discutere di nuove risorse.”

Il candidato del centrodestra non nasconde la sua attenzione per il mondo produttivo: “Le imprese chiedono infrastrutture moderne e tempi certi. È un tema che seguo da anni: nel 2021 ho presentato un emendamento al decreto Semplificazioni che ha permesso la concessione della Brescia-Padova alla Cav. È un lavoro di squadra, già avviato con il ministro Matteo Salvini.”

La prospettiva, spiega, è quella di creare una holding regionale capace di trattenere in Veneto i fondi generati dalle grandi arterie di traffico: “Un’iniezione di risorse che restano qui, da reinvestire sul territorio, anche per i conti della Pedemontana.”

Sul tema immigrazione, Stefani è netto: “L’integrazione è possibile solo se ci sono lavoro e regole. Senza queste condizioni si rischiano tensioni sociali e insicurezza. Non vogliamo centri sovraffollati, ma politiche equilibrate e gestite con buon senso.”

Quanto al rapporto con Zaia, il candidato mantiene un tono rispettoso: “Luca è e resterà un simbolo. Sarà lui a decidere se essere capolista o parte della squadra. Io sono cresciuto guardando il suo modo di fare politica, vicino ai cittadini e concreto.”

Il simbolo elettorale, spiega, sarà definito nei prossimi giorni, mentre la presentazione ufficiale avverrà mercoledì sera a Padova, alla presenza dello stesso Zaia. “Sarà l’inizio di un percorso che non vuole stravolgere, ma continuare e innovare. Il Veneto deve restare una regione che funziona, ma capace di guardare avanti.”

In un clima politico sempre più incerto, la sua candidatura segna il tentativo del centrodestra di unire esperienza e rinnovamento, affidando a un volto giovane la responsabilità di portare avanti un modello di governo che negli ultimi quindici anni ha raccolto ampio consenso.

E Stefani, con tono pacato ma fermo, riassume così la sua visione: “Non parlerò male dei miei avversari. Voglio parlare ai veneti, non degli altri candidati. La vera sfida è costruire insieme il futuro della nostra regione.”