La creator napoletana racconta guadagni reali, lavoro e pregiudizi in tv con Francesca Fagnani
Rita De Crescenzo, una delle influencer più seguite in Italia con oltre due milioni di follower, è stata protagonista di un’intervista molto attesa a Belve, il programma di Francesca Fagnani. L’imprenditrice digitale napoletana ha sorpreso il pubblico parlando senza filtri della sua vita professionale e dei guadagni reali ottenuti grazie all’attività sui social e agli eventi.
«Io giuro che non lo so quanto guadagno», ha detto rispondendo alle domande sui suoi introiti. Poi, con tono deciso, ha smentito le voci circolate nelle ultime settimane: «Ma quando mai? A Napoli prendo massimo 700 euro a festa. E con quei soldi faccio mangiare il fonico, mi sistemo i capelli, pago l’Iva, mi compro gli abiti… a casa non porto niente».
Parole che hanno subito fatto discutere, perché mostrano una realtà molto diversa dall’immagine patinata che spesso si attribuisce agli influencer. Rita ha rivendicato il suo lavoro: «Faccio divertire la gente, scatto foto, realizzo video. Ho tante canzoni allegre e faccio ballare tutti». Poi la battuta virale alla conduttrice: «Faccio anche baby shower! Per te tutto gratis, se in futuro vorrai…», mimando un pancione. Fagnani ha risposto con ironia: «Lo vedo molto improbabile, ma se accadrà lo terrò in mente».
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Il lavoro dietro la popolarità: tra costi, tasse e zero certezze
L’intervista ha mostrato cosa si nasconde dietro il successo di una creator nata dal basso, che ha trovato nel web una forma di espressione ma anche una professione.
La verità che Rita ha voluto far emergere è chiara: non esistono guadagni facili. Molti pensano che basta un video virale per arricchirsi, ma lei racconta un’altra storia, fatta di serate nei quartieri, eventi locali, spese da sostenere, collaboratori da pagare e soprattutto poche tutele.

«Arrivano voci di 5 mila euro a festa», ha spiegato, «ma io non ho mai visto cifre del genere qui». Il suo mercato di riferimento è Napoli, dove spesso l’organizzazione degli eventi non fa certo girare soldi come nelle piazze più grandi.
Molto significativo anche un altro passaggio: «Io non porto quasi niente a casa». È l’ammissione che ribalta lo stereotipo dell’influencer che viaggia nel lusso.
Dietro la sua immagine c’è anche un percorso personale complesso: infanzia difficile, un figlio a tredici anni, problemi con la giustizia e poi un riscatto che passa attraverso TikTok e la popolarità online. La sua è una storia che divide, ma che racconta una parte reale della società italiana di oggi.
Tra notorietà e sfruttamento: il messaggio lanciato a Belve
Il suo intervento ha acceso un dibattito sulla trasparenza economica del lavoro degli influencer, un mondo nuovo e ancora poco regolamentato. Per molti giovani, questa carriera appare come una scorciatoia verso la ricchezza. Ma secondo Rita dietro i riflettori c’è molto più sudore di quanto si creda.
«Dalla mattina alla sera faccio compagnia alla gente», ha detto. «La gente mi tiene come una Madonna». La sua affermazione mette in luce un legame forte con il pubblico, spesso viscerale, ma che può anche generare aspettative pressanti e richieste continue di presenza.
La sua popolarità è cresciuta proprio a partire dalla strada, dai quartieri popolari, da chi vede in lei un simbolo di riscattoe autoironia. Ma la notorietà non garantisce una stabilità economica proporzionale. Il lato oscuro della fama è fatto di pressioni, di eventi sottopagati e di costi costanti per restare “al livello” che il web pretende.
L’intervista apre dunque uno squarcio su una verità spesso ignorata: non tutti gli influencer sono ricchi, anzi molti «portano a casa le briciole». L’apparenza digitale può essere ingannevole, soprattutto per i giovani che vedono i social come una carriera facile e immediata.
Il suo racconto a Belve è sembrato, in parte, anche un avvertimento: la fama non è un lavoro per cuori fragili. Servono resistenza, lucidità e, soprattutto, consapevolezza economica.
«Io faccio tutto da sola», ha concluso. Un modo per ribadire che, nonostante il successo, resta una donna che lavora duramente per sostenersi e restare autonoma.
 
 