Un adolescente su 20 contrae infezioni (gravi): la colpa (spesso) dei genitori e come fermare l’emergenza silenziosa?

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Sempre più giovani colpiti da infezioni veneree: colpa dei genitori?-battisteropadova.it

Lorenzo Fogli

Ottobre 30, 2025

Un’indagine mostra che le mamme guidano la conversazione sulla sessualità, ma molti argomenti restano tabù e i rischi reali crescono

Affrontare il tema della sessualità e della prevenzione in famiglia non è semplice: imbarazzo, paura di sbagliare e rifiuto dei figli di ascoltare sono ostacoli frequenti. Eppure, per i genitori rimane un dovere fondamentale: guidare i ragazzi nelle relazioni, informarli sui rischi e proteggerli dalle conseguenze che la disinformazione può provocare.

Uno studio condotto in Australia dalla Australian Research Centre in Sex, Health and Society dell’La Trobe University ha intervistato circa 2 000 genitori di bambini e adolescenti di età compresa tra 5 e 18 anni, rivelando differenze di genere nella comunicazione famigliare e lacune significative sulle tematiche più intime.

Tra mamme e papà: chi parla di più di sesso e dove si fermano i discorsi

Secondo l’indagine, le madri risultano più propense rispetto ai padri ad avviare conversazioni riguardanti sesso, relazioni e affetti: circa il 32,3 % delle donne intervistate dichiara di parlare del tema, contro il 23,9 % degli uomini. Stessa tendenza nell’affrontare l’aspetto emotivo delle relazioni: 38,2 % delle madri porta avanti il discorso, mentre solo 22,4 % dei padri lo fa.

Il ruolo
La sessualità deve essere trattata dai genitori per educare i figli alla prevenzione-battisteropadova.it

Gli argomenti che risultano più accessibili ai genitori includono l’immagine corporea (45 %), la sicurezza sessuale (39 %) e la pubertà (38 %). Per contro, temi come la masturbazione (12 %) e la soddisfazione sessuale (13 %) rappresentano veri e propri tabù. I motivi? Il 28,9 % dei figli rifiuta di ascoltare, il 17 % dei genitori si sente in difficoltà e il 12,4 % teme di “dire la cosa sbagliata”.

La professoressa Jennifer Power, vicedirettrice del centro di ricerca, sottolinea che «se gli uomini si sentono meno spinti o preparati a confrontarsi con i figli su questi temi, si rischia di alimentare lo stereotipo culturale secondo cui gli uomini non dovrebbero parlare di sessualità».

Questo squilibrio genera due problemi: il primo è che molti ragazzi intraprendono il loro percorso affettivo senza adeguata guida; il secondo è che, in assenza di dialogo familiare, cresce l’importanza della prevenzione tramite scuola e servizi sanitari.

Prevenzione, rischi reali e l’importanza del dialogo precoce

La comunicazione in casa non è solo un tema educativo: ha effetti concreti sulla prevenzione. Meno della metà dei genitori ammette di aver parlato con i figli di infezioni sessualmente trasmissibili (45 %) e di contraccezione (46 %). Questo silenzio trova riscontro in dati preoccupanti: in Europa circa il 30 % degli adolescenti dichiara di avere rapporti senza protezione, una condizione che aumenta il rischio di gravidanze indesiderate, aborti non certificati e diffusione di infezioni.

In Italia questo fenomeno è particolarmente evidente: l’Istituto Superiore di Sanità segnala una forte crescita nei casi di gonorrea (più +100% dal 2019), sifilide (+50 %) e clamidia (+25 %). Una stima indica che 1 adolescente su 20 contrae un’infezione sessualmente trasmissibile e che più della metà delle nuove diagnosi di HIV riguardano giovani tra i 15 e i 24 anni.

In questo scenario, il ruolo dei genitori diventa fondamentale: avviare un dialogo aperto, senza giudizi, rende più probabile che i figli si rivolgano a loro quando hanno dubbi o necessitano di supporto. Il punto di partenza? Stabilire che il sesso non è un tabù ma una parte della vita che merita rispetto, informazione e protezione.

Ma quando introdurre codesti temi?

Uno dei primi ostacoli è il momento: molti genitori attendono troppo a lungo per parlare di relazioni, aspettando che sia “il figlio a chiedere”. In realtà, secondo gli studi, avviare conversazioni prima che l’adolescente affronti da solo le prime esperienze può fare la differenza. Per esempio, parlare di pubertà, cambiamenti del corpo e sicurezza fino ad arrivare a temi come deficit di comunicazione affettiva o protezione è un cammino che inizia spesso intorno ai 10-12 anni ma può essere anticipato con modalità adatte all’età.

Infine, il dialogo in casa non sostituisce l’educazione formale ma la complementa: l’offerta scolastica, le risorse sanitarie e la famiglia dovrebbero agire insieme. Quando questo succede, i ragazzi sviluppano una alfabetizzazione sessuale completa, apprendendo non solo i fattori di rischio ma anche il valore della relazione, del consenso, della cura dell’altro.

Parlare di sesso con i figli non è mai facile, ma è indispensabile. Lasciarsi guidare dall’imbarazzo o dal pensiero che “non è ancora il momento” rischia di lasciare i ragazzi senza bussola. Le mamme spesso fanno il primo passo, ma è necessario che anche i padri si sentano coinvolti e preparati. Dare informazioni accurate, avviare il dialogo presto e proteggerli non solo dai rischi fisici ma anche dalle scelte impulsive è un atto d’amore, e un investimento sul loro futuro.