Nuove misure su aumenti contrattuali, lavoro accessorio e premi produttività: cosa cambia davvero in busta paga.
Roma, 27 ottobre 2025. La manovra economica che il Governo si prepara a varare mira a dare fiato ai lavoratori dipendenti, in un contesto in cui l’inflazione ha eroso parte del potere d’acquisto delle famiglie. Nel testo, all’articolo 4, si parla della necessità di favorire l’adeguamento dei salari al costo della vita e di rafforzare il legame tra produttività e salario.
Non si tratta di un intervento isolato ma di un pacchetto che tocca vari aspetti della retribuzione: dagli aumenti contrattuali ai premi di risultato, fino al lavoro straordinario e ai buoni pasto. L’obiettivo è far arrivare più soldi in busta paga a milioni di persone già nel corso del 2026, seguendo criteri di equità e soglie di reddito ben precise.
INDICE
I tagli fiscali sugli stipendi e sugli aumenti contrattuali
Il Governo punta a sostenere i rinnovi dei contratti collettivi, molti dei quali ancora fermi da anni. Per i dipendenti privati con reddito lordo fino a 28 mila euro, gli aumenti contrattuali concessi nel 2025 e nel 2026 saranno tassati con una aliquota ridotta al 5%, invece della tradizionale Irpef progressiva. Una misura che, secondo le stime, potrà riguardare circa 3,3 milioni di lavoratori, con benefici concreti nel medio periodo.

Accanto alla spinta alla contrattazione collettiva, arriva un intervento sulla seconda aliquota Irpef, ridotta dal 35% al 33% per i redditi compresi tra 28 mila e 50 mila euro annui. In molte case parliamo della cosiddetta “classe media”, e non a caso sono qui concentrati quasi tutti i dipendenti pubblici non dirigenti. Già, perché anche chi opera nella Pubblica amministrazione beneficerà dell’intervento: a seconda del reddito, si può arrivare a un incremento annuo che sfiora 440 euro all’anno, con un massimo stimato di circa 56 euro al mese per chi percepisce 50 mila euro lordi.
L’effetto non sarà identico per tutti.
Dipenderà dal reddito, dalle detrazioni personali e dal tipo di contratto. Eppure, la direzione è chiara: rendere più conveniente lavorare e far ripartire i consumi interni, sostenendo le buste paga che negli ultimi mesi hanno fatto i conti con bollette, mutui e carrelli della spesa più pesanti.
Premi produttività, straordinari, buoni pasto: come cambia il lavoro accessorio
La seconda parte del pacchetto guarda al lavoro accessorio, quello fatto di prestazioni extra che spesso incidono davvero sui bilanci familiari. Dal 2026, premi di risultato e indennità variabili potranno contare su una tassazione ridotta ancora più favorevole: l’aliquota scende dall’attuale 5% all’1%, e la soglia massima che può beneficiare di questa agevolazione sale a 5 mila euro annui, rispetto ai 3 mila oggi esistenti. Una mossa che punta a premiare gli sforzi di chi contribuisce con rendimento e produttività maggiore.
Il Governo interviene anche su straordinari, lavoro notturno e festivi. Per chi non supera i 40 mila euro di reddito annuo, queste voci saranno detassate fino a un massimo di 1.500 euro nel 2026. Una misura che tocca milioni di persone che lavorano in turni serali o nei giorni festivi.
Poi c’è un capitolo che riguarda settori spesso segnati da carenze di personale, come turismo, commercio e terme. Qui viene introdotta una maggiorazione del 15% sulle indennità legate a straordinari e lavoro notturno dal 1º gennaio al 30 settembre 2026. L’idea è chiara: rendere più appetibili quei ruoli e quegli orari che molte aziende faticano a coprire.
Sul fronte dei benefit aziendali, i buoni pasto elettronici aumentano di valore: esenzione fiscale fino a 10 euro al giorno, due euro in più rispetto alla soglia attuale. Un dettaglio? Forse sì, però per chi mangia fuori casa tutti i giorni può rappresentare una cifra non trascurabile a fine mese.
Queste misure non cancellano certo i problemi strutturali, ma mettono sul tavolo strumenti pensati per avere effetti immediati sulla disponibilità economica dei lavoratori, premiando chi resta al lavoro anche in momenti scomodi come le sere e i weekend.
Roma resta il centro della trattativa politica nelle prossime settimane. Ora spetta al Parlamento discutere e confermare le norme nel percorso di approvazione della Legge di Bilancio. La battaglia per i salari è appena iniziata, ma la manovra prova a segnare una rotta verso stipendi un po’ più pesanti e un lavoro più riconosciuto, là dove si produce ricchezza ogni giorno.
