Una bomba pronta a esplodere: il lato oscuro degli affitti brevi in Italia

Bolla

La bolla degli affitti brevi è scoppiata?-battisteropadova.it

Lorenzo Fogli

Novembre 1, 2025

Il dibattito sugli affitti brevi divide Governo e opinione pubblica. La proposta di aumentare la tassazione sugli alloggi turistici online mette in luce tensioni sociali e un cambiamento profondo nel modo di abitare le città.

Roma, 27 ottobre 2025. La discussione sugli affitti brevi è diventata un terreno scivoloso dove interessi economici, equità fiscale e diritto alla casa si intrecciano. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha proposto di alzare dal 21% al 26% la tassazione sui redditi derivanti dall’affitto del primo appartamento messo a disposizione sulle piattaforme digitali, come AirBnB.

Chi possiede già più immobili dovrebbe in teoria pagare da tempo aliquote più alte, fino a essere trattato come impresa se supera le quattro unità. La politica discute, e lo fa con toni accesi: Antonio Tajani definisce la misura «iniqua», Matteo Salvini la giudica «sciocca», Maurizio Lupi propone addirittura vantaggi sugli affitti lunghi. Una battaglia che non riguarda solo il portafoglio dei proprietari, ma la struttura stessa della società.

AirBnB cambia le città italiane e nasce un nuovo gruppo sociale

La crescita degli affitti brevi non è più un dettaglio marginale. È un fenomeno che ridisegna l’economia urbana. Il Future Urban Legacy Lab del Politecnico di Torino segnala un aumento del 50% delle case offerte online dal 2017 a oggi. Se il ritmo resterà quello attuale, l’Italia raggiungerà un milione di unità abitative online nel giro di pochissimo tempo. Un numero enorme.

Il boom non si è fermato nemmeno dopo la pandemia. Le notti prenotate dai viaggiatori sono aumentate di una volta e mezza rispetto al 2020. I ricavi totali passano da 2,6 miliardi del 2017 a quasi 9 miliardi nel 2024. È come se fosse nato un nuovo ceto sociale, composto da circa 350 mila host, con una media di 2,1 appartamenti ciascuno. Questi numeri superano abbondantemente i posti letto offerti dagli alberghi tradizionali.

Cambiamenti
Come cambiano le città-battisteropadova.it

Nei luoghi turistici il conflitto si sente. Gli abitanti storici trovano strade più affollate, servizi turistificati, costi più alti. Gli operatori del turismo, invece, beneficiano di più visitatori, più lavoro, più ricavi. Le due facce della stessa medaglia. Già.

Il contesto legale ha favorito la scelta del breve periodo. Molti proprietari temono contratti lunghi che, in caso di morosità, diventano difficili da sciogliere. Una tutela degli inquilini necessaria, ma che ha alimentato l’idea che l’affitto turistico sia più sicuro e più redditizio.

La concentrazione geografica del boom racconta altro. Roma, Milano, Firenze, Napoli, Toscana e Puglia fanno da apripista. Nel capoluogo lombardo, a fine 2024, erano presenti 38 mila appartamenti dedicati ai flussi turistici. A Firenze si sfiora il 10% del totale degli immobili abitati. Ogni casa destinata a un turista sottrae spazio a uno studente o a una famiglia.

Pressione sui prezzi, equità fiscale e una domanda scomoda per l’Italia

I prezzi degli affitti brevi hanno corso ben più stipendi e salari. Dal 2017 una notte media in Italia è passata da 111 a 167 euro. I ricavi medi per immobile salgono a 11.700 euro l’anno. A Roma e Firenze raggiungono 24 mila euro, spesso raddoppiati per chi possiede più unità.

Nel frattempo il potere d’acquisto dei lavoratori cala. Lo scontro tra rendite e stipendi non è un’invenzione ideologica. Per equal guadagno, un lavoratore dipendente paga un’imposta simile a quella di chi incassa una rendita immobiliare senza svolgere un mestiere. Con l’aliquota al 21%, la differenza in tasse tra i due mondi è ridottissima. Giorgetti punta proprio a questo: recuperare equità.

La questione sociale si vede anche dall’inflazione degli affitti. Dopo il Covid la curva dei prezzi del mercato tradizionale sale e resta alta, attorno al 4%. La motivazione è quasi banale. Se un proprietario non ottiene un canone soddisfacente, può sempre «migrare» verso il più remunerativo AirBnB. Così uno studente calabrese di fisica nucleare a Firenze si ritrova fuori mercato, mentre un turista statunitense resta ben accolto.

Gli economisti parlano di prezzo marginale: il turismo tira i prezzi verso l’alto e gli altri si adeguano. Il rischio è un’Italia più classista, dove la rendita immobiliare vale più del lavoro. Uno scenario già raccontato da Joseph Stiglitz, quando negli USA si premiavano i guadagni finanziari più dello sforzo dei lavoratori. Lui fu allontanato. Cosa succederebbe oggi a chi fa quella domanda in Italia?

E la domanda è questa: in che Paese vogliamo vivere?
Uno dove si guadagna più affittando divani che inventando il futuro?