Non è solo stanchezza: il buio che avanza altera orologi biologici e sorrisi

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Influenza del tempo e della luce sul nostro organismo-battisteropadova.it

Lorenzo Fogli

Novembre 2, 2025

L’avanzare della notte nelle giornate d’autunno può compromettere equilibrio mentale e vitalità: nel ciclo luce-buio si nasconde una parte del nostro benessere

Tra sabato 25 e domenica 26 ottobre l’Italia ha salutato l’ora legale per tornare all’ora solare, spostando le lancette indietro di un’ora. A prima vista un semplice cambio di numeri sul quadrante, in realtà un passaggio che incide profondamente sulla quantità di luce che riceviamo e sul modo in cui il nostro organismo si adatta alle stagioni.

Con il tramonto anticipato, la giornata “attiva” si restringe e aumenta la sensazione di rallentamento, di sonnolenza, talvolta anche di malinconia. Quello che viviamo non è suggestione: la nostra biologia risponde alla luce in modi molto più diretti di quanto crediamo.

Mentre ci avviciniamo al solstizio d’inverno, la luce serale diminuisce giorno dopo giorno. Per il nostro cervello la luminosità è una guida: determina quando dobbiamo essere carichi ed energici e quando, invece, è tempo di spegnere i motori. Il cambiamento repentino può generare uno sfasamento che, in alcuni casi, richiede anche settimane per essere riassorbito.

Durante questo periodo di riadattamento molte persone riferiscono irritabilità, calo della motivazione, maggiore fame di dolci, riduzione della produttività e un’umana voglia di “nascondersi” dal mondo più forte del solito.

Meno luce, più melatonina: l’orologio interno si confonde

La luce solare è un sincronizzatore naturale. Attiva neuroni e molecole che regolano l’attenzione, la memoria e il tono dell’umore. Nella retina possediamo cellule specializzate, chiamate gangliari intrinsecamente fotosensibili, che funzionano come rilevatori del crepuscolo. Quando la luce cala, queste cellule inviano un segnale chiaro al cervello: “è ora di rallentare”.

Luce solare
Il buio ed il freddo incidono sul nostro sistema nervoso-battisteropadova.it

Il risultato è un aumento della melatonina, l’ormone del sonno. In estate, questo processo inizia quando è sera inoltrata; in inverno, parte molto prima. Anche il tempo in cui la melatonina resta attiva aumenta, contribuendo a farci sentire assonnati, più lenti, quasi sempre con il desiderio di restare al caldo e al chiuso.

La luce influenza anche un’altra molecola cruciale: la serotonina, spesso definita “ormone del buon umore”. Se riceviamo meno luce, la sua produzione cala e, con essa, la nostra brillantezza emotiva. Non sorprende che molte persone inizino a sentirsi svogliate o più vulnerabili proprio dopo il passaggio all’ora solare.

Nei Paesi nordici questo fenomeno è ancora più evidente. In Finlandia arriva il kaamos, la notte polare: il sole non supera l’orizzonte per settimane o mesi. Qui è diffusa la depressione stagionale, con stanchezza marcata e tristezza profonda. Da noi, le ore di luce restano sufficienti a evitare i casi più estremi, ma gli effetti del buio anticipato toccano una parte significativa della popolazione. Gli esperti parlano di una forma “lieve” dello stesso fenomeno, con sintomi meno drammatici ma perfettamente riconoscibili nella vita quotidiana.

Strategie per evitare il “crollo da buio precoce”

Il ritorno all’ora solare non è un evento neutro per il nostro benessere. Possiamo però intervenire con azioni semplici e acute, capaci di mitigare i giorni più cupi.

Cercare luce naturale è la prima difesa: bastano venti minuti di sole mattutino per mandare un forte segnale al nostro orologio biologico. La luce del mattino aiuta a sincronizzare i ritmi interni e a generare uno slancio positivo per l’intera giornata.

La routine del sonno merita attenzione: orari regolari, l’abitudine a spegnere i dispositivi luminosi la sera e qualche rituale calmante fanno da scudo contro la sonnolenza pomeridiana e l’irrequietezza notturna. Il corpo si abitua rapidamente a ciò che ripetiamo.

Anche il movimento gioca una parte chiave. L’attività fisica incrementa la produzione di endorfine e serotonina, migliorando l’umore e l’energia. Uscire, camminare, socializzare sono scelte che contrastano la tentazione di “ibernarsi”. Perché il rischio è che l’apatia diventi abitudine.

Sul fronte alimentare, l’inverno porta spesso al desiderio di zuccheri e pasti ricchi, ma un eccesso può amplificare la pigrizia mentale e fisica. Bilanciare i pasti con nutrienti utili e acqua è un modo per sostenersi dall’interno.

Gli psicologi ricordano anche un aspetto sottile: riconoscere ciò che sta accadendo. Sapere che il corpo sta reagendo a un cambiamento esterno ci aiuta a non interpretare le sensazioni come un fallimento personale. È solo biologia. Il passaggio d’ora mette alla prova il nostro senso di ritmo, e imparare a gestirlo è un esercizio prezioso di consapevolezza.