Hai visto il Colosseo… ma non questa Roma qui (e non ci crederai finché non la vedrai)

Segreti di Roma

Scopri i luoghi segreti di Roma-battisteropadova.it

Lorenzo Fogli

Ottobre 31, 2025

Dall’orologio ad acqua del Pincio alla Piccola Londra, passando per cripte e atelier: percorso nel volto più raro e sorprendente della città

C’è una Roma che si lascia scoprire piano, quasi avesse bisogno di tempo per fidarsi. Una Roma fatta di silenzi, portoni socchiusi, giardini inattesi, studi d’artista che non sembrano veri e piccoli passaggi che si aprono tra edifici che conosciamo troppo bene, tanto da non notarli più.

È la Roma che anche i romani spesso ignorano, quella in cui si entra mettendo da parte l’idea di turismo mordi e fuggi, e si sceglie piuttosto il passo lento, lo sguardo curioso, il desiderio di lasciarsi sorprendere. In questa città, che sembra raccontare tutto e invece trattiene moltissimo, esistono luoghi che non sono mete ma esperienze. Spazi sospesi tra sacro e quotidiano, tra storia documentata e leggende che sopravvivono nella voce di chi le tramanda.

Dove il silenzio racconta più delle parole

Uno dei posti dove Roma si lascia scoprire con più delicatezza è il Cimitero Acattolico di Testaccio. Sembra strano, forse, iniziare da un cimitero, ma chi ci ha camminato almeno una volta sa che qui la morte non pesa: scivola come un pensiero lontano. Tra le lapidi immerse nel verde, Percy Bysshe Shelley e John Keats riposano vicini, e le loro poesie sembrano ancora vibrare tra i cipressi, nel vento che passa. Lì accanto, l’Angelo del dolore scolpito da William Wetmore Story rimane una delle statue più struggenti della città, e chi lo guarda si ferma quasi sempre in silenzio, come se fosse inutile cercare parole.

Quartiere di Roma
Testaccio, Roma-battisteropadova.it

A pochi minuti di distanza, in via Veneto, la Cripta dei Cappuccini offre un’esperienza completamente diversa, anche se il tema è lo stesso: il tempo e la vita. Le ossa di 3.700 frati cappuccini compongono decorazioni incredibili. Archi, lampadari, soffitti creati con vertebre e teschi. Sembra teatrale a dirlo, ma quando si entra il rumore scompare e resta solo un senso di rispetto, forse anche di inquietudine, come se quel luogo ricordasse in modo diretto ciò che siamo tutti, alla fine.

E poi c’è la chiesa del Sacro Cuore del Suffragio, vicino al Palazzaccio: dietro le sue vetrate gotiche, il Museo delle anime del Purgatorio custodisce tracce misteriose, impronte che secondo la tradizione proverebbero richiami dall’aldilà. Piccole bruciature, pagine segnate, vestiti anneriti: tutto raccolto con una dedizione quasi ossessiva dal missionario Victor Jouët. Non importa credere o no, lì dentro resta comunque una sensazione sottile, come se il passato fosse ancora accanto a noi.

Per chi vuole toccare con mano la stratificazione storica di Roma, la risposta è San Clemente. Tre livelli: una chiesa medievale in superficie, una basilica paleocristiana sotto, e ancora più giù un mitreo romano. Si cammina nel tempo, letteralmente. Si scende e cambia l’aria, la luce, l’odore dei muri. Ogni gradino è un passo verso un’altra epoca, finché si arriva all’altare di Mitra, scolpito nella penombra. È uno di quei luoghi che fanno dire: “come è possibile che questo esista sotto Roma, e quasi nessuno lo sappia davvero?”.

Dove la città cambia volto: atelier, giardini e una Londra in miniatura

Dal mondo sotterraneo si passa alla luce, ma sempre con lo stesso stupore. Vicino a San Pietro, nel Complesso di Santo Spirito in Sassia, le vecchie corsie ospedaliere del Quattrocento raccontano secoli di cura e accoglienza. Affreschi, leggende, la prima ruota degli esposti d’Italia. È storia sociale, non solo architettura, e qui Roma sembra dirci che il suo cuore non è solo nei monumenti ma nel modo in cui ha protetto chi non aveva voce.

A Villa Borghese, l’Orologio ad acqua del Pincio continua a scandire il tempo grazie al flusso dell’acqua. Niente ingranaggi moderni, solo ingegno ottocentesco e stupore che non si consuma mai. È come entrare in un romanzo di epoca romantica, ma con i bambini che ancora oggi guardano le lancette muoversi e restano con la bocca aperta.

Più in periferia, a Dragona, il Museo Agostinelli è un viaggio mentale prima ancora che fisico. Un luogo dove si trova di tutto: un milione e mezzo di bottoni, frammenti di meteorite, la culla di Totò, le lettere di Mazzini, la macchina di Al Capone. Non c’è una logica museale, lo ammettono tutti, ma c’è il cuore enorme di Domenico Agostinelli, che ha custodito ogni pezzo con la cura di chi non vuole far sparire niente.

E ancora da vedere

E poi c’è l’Atelier Canova Tadolini. Statua e cappuccino, opere d’arte e posate che tintinnano, calchi del Canova che guardano chi sorseggia un caffè. È una scena che altrove sembrerebbe costruita per Instagram, ma qui è vera, naturale, quasi inevitabile. E ogni volta stupisce.

Infine, la sorpresa che non ti aspetti: la Piccola Londra, vicino al MAXXI.
Villette colorate, cancelli bianchi, silenzio. Se non fosse per i sampietrini si potrebbe pensare davvero di essere a Notting Hill. Ci si passa per caso e si resta, anche solo per un minuto, a guardare le finestre color pastello e chiedersi come sia possibile che Roma riesca ad essere così diversa da sé stessa, eppure sempre così Roma.

Chiude questo viaggio un ultimo dettaglio: via Arco dei Banchi, un passaggio rinascimentale con un cielo stellato dipinto sotto l’arcata. Pochi passi, pochissimo rumore, un frammento di città che si vede solo se lo si va a cercare. Ed è proprio lì, forse, che Roma rivela la sua vera natura: una bellezza che non grida mai, ma resta.

Ci vuole tempo, e voglia di perdersi. Ma Roma, quando la si guarda così, non finisce più.